domenica 30 novembre 2008

BFF 2008: I love Milano #2 (foto in aggiornamento)

Credo che questo post sarà lunghissimo...

Sabato mattina sveglia tranquilla e comoda: la sera prima con Giorgio abbiamo preso veramente un gran freddo in attesa della Chupito Race (che poi è stata trasformata in una slow race). Decido di starmene al calduccio a casa, tanto non occorre andare in ciclofficina per le ultime messe a punto. Pranzo sul prestino e preparazione: galeotto fu quel barlume di sole! Medito che non ci sarà pioggia, quindi mi riparo semplicemente dal freddo: 2 paia di calze di lana, 2 maglioni, piumino, guanti di lana e cuffia sotto il caschetto. Nello zaino 2 camere d'aria di scorta, scarpe e maglione di ricambio, 4 merendine, bottiglione d'acqua, cartina di Milano.

Alle 2 meno un quarto con Nephasto ci dirigiamo verso il centro, dopo una pompatina alle gomme al ciclista sotto casa. Entrando in piazza San Fedele è già spettacolo: tante bici, e ancora di più in arrivo. E' pieno di gente di tutti i tipi: da quelli supertacnici a quelli superscazzo, dai completini da ciclismo ai calzettoni da sci, caschetti e cuffioni col pon-pon, braghe corte e jeans stracciati.

Ci si trova con gli altri, si cazzeggia, si ride, tutti che fanno foto: aria di festa insomma. Il tempo sembra tenere e ci si comincia a levare qualche capo d'abbigliamento. Si fanno gli ultimi preparativi, cercano le facce note, le bici che di solito vedi in Internet nei vari blog e siti, si fa la conta di chi c'è e chi non c'è.

Si passa così circa un'oretta, tutti carichi e pronti a partire: per molti sarà la prima alleycat, per i veterani invece una nuova sfida, questa volta da vincere visti i premi in palio.

Formiamo tra di noi la nostra squadra: io, Nephasto, Giorgio, Lorenzo, il suo socio Carlo (conosciuto tralaltro la sera prima) e morosa entrambi in MTB.

Arriva Heckto e la piazza freme: l'attraversa tutta fino ad arrivare alla statua di Manzoni dove si mette sui gradini insieme a Camilla. Si aprono le iscrizioni: si registra il nome e consegna della spoke card con il numero di gara. Ho il #24. é una card quadrata e piccolina, con disegnata su una pizza; ci si affrettano a incastrarla orgogliosi tra i raggi, sopratutto per quelli come noi: la prima, finalmente!

Finito il caos delle iscrizioni si comincia a fare sul serio, la piazza si ammutolisce. Gli organizzatori finalmente danno le istruzioni della alleycat: check-point in ordine totalmente libero di arrivo e numero a punteggio. quelli più lontano, fuori milano, valgono ben 20 punti, quelli più semplici e vicini 2. Le stazioni valgono pure loro e tutte: devi timbrare il foglio di gara come un biglietto del treno. due ore a partire dal via, tassativo presentarsi all'arrivo al cinema Mexico entro tale tempo: si sincronizzano gli orologi. Si danno indicazioni di massima sulla sicurezza, ed ogni istruzione viene prima data in inglese e poi in italiano, vista l'affluenza di stranieri. Si fannno battute ad alta voce, si ride, si applaude, ma in piazza si sta attenti, perchè tutto quello che bisogna sapere lo diranno solo ora. Viene anche comunicato il numero dei partecipanti: 112 iscritti: esplode un boato di urla fischi e applausi.

Nessuna domanda, si parte: viene dato l'ordine di legare le bici, tutte contro il palazzo di fronte alla chiesa: ci sia avvia lenti, le si lega con cura, cercando un posto di facile accesso. Noi del nostro gruppetto le mettiamo una sopra l'altra con una sola catena: Nephasto, che ha la bici sopra tutte, dovrà correre avanti alla partenza per slegarle, poi noi man mano le tireremo fuori in ordine.

Ci avviamo tutti, con calma, verso la parte opposta della piazza, tutti allineati ai piedi della scalinata della chiesa pronti per il segnale . al via bisogna correre in fondo alla piazza, girare a destra verso piazza della Scala e circumnavigare palazzo Marino tornando in San Fedele dall'ingresso alla destra della chiesa, correre verso la statua di Manzoni dove sono disposti i fogli di gara, prendere il proprio ed infine correre a slegare le bici. Da lì in poi si parte a razzo.

Tre, due, uno.. Via! La partenza è qualcosa difficile da descrivere: più di cento pazzi vestiti in maniera assurda che si lanciano correndo e urlando come unni nel pieno centro di Milano. Ai lati di San Fedele c'era già un bel po' di curiosi che stavano osservando, ma l'emozione di invadere piazza della Scala è delirio puro: la gente intabarrata in cappottoni si scansa impaurita, divertita, attonita, due camionette della polizia vengono quasi prese alla sprovvista e più di qualcuno ha visto gli agenti agitarsi un po' per questo improvviso caos. Corrrere correre correre, sembra che questo allungo, quasi tutto in curva, ti tagli gambe e fiato per esser partitti così di colpo e a freddo. Si spinge nella calca, via, foglio di gara preso, forza verso le bici!

Le sleghiamo e poi il momento forse più importante di tutta la gara: gettiamo le bici per terra in mezzo all'area pedonale, apriamo tre cartine di Milano per terra e cominciamo a studiare il percorso (te possino Carl0: te ne stavi bello seduto sulla mia bc!!! ;P) scoprendo le tappe, il tutto in mezzo ad altri pedoni e passeggianti che non si capacitano di cosa sta accadendo. Ma come il resto di tutta la gara il mondo circostante è ovattato: sai di essere osservato, motivo di curiosità, ma non hai il tempo di farci più caso del dovuto.

pianifichiamo di battere la zona ovest di Milano su una fascia che va da Nord a Sud. Chi sa la strada apre la pista alla squadra dando il ritmo. Il percorso è fatto: si salta in sella.

Qui comincia la vera gara. Qui scopri cosa significa andare veramente in fissa, in mezzo al casino, tirando. Prima tappa Cadorna, attraversando tutta la zona pedonale come dei fulminati zigzagando tra la gente, tanta gente. Non è lo zig zag sciallato al quale sono abituato: Carlo sta dando un ritmo già sostenuto, per di più considerando che c'è gente ovunque. Nephasto urla a gran voce "LARGOOOOO" "STRADAAAAA" "SCANSATEVIII". in piazza Cordusiogli altri passano afilo di un tram che si sta fermando e io devo bloccare di colpo la ruota infilandomi tra il tram e un taxi, scavalco l'ostacolo e vedo una 50 di metri più in là una bici, mi sparo verso il castello e scopro che non è il mio gruppo ma altri due partecipanti, li sorpasso e prendo la strada che porta dal castello a Cadorna da solo, tirando il più possibile forte dell'asfalto liscio. Entro in Stazione pedalando in mezzo a frotte di scouts zainodotati, vedo gli altri e getto la bici per terra per timbrare ad una obliteratrice. Si formano subito intorno a noi dei gruppi di curiosi e si sentono i soliti "ma non hanno i freni!". ripartiamo da dentro la stazione in bomba urlando di fare strada, e qui mi cago quasi addosso vedendo il numero di Giorgio davanti a me di mezzo metro: siamo ancora sulla piazzola pedonale e dobbiamo scendere dal marciapiede, però un tram è appena partito: faccio in tempo a vederlo sfilare al mio fianco che Giorgio si butta giù alla Indiana Jones dal marciapiede subito davanti al tram. Non riuscendo a scendere proseguo sul merciapiede e mi fiondo giù al primo scivolo dietro al tram.

Ho gli altri sempre in contatto visivo, ma capisco subito che c'è qualcosa che non va: c'è tantissimo traffico, troppo: il mio rapporto è poco agile e va bene sugli allunghi, ma perdo ogni volta gli altri quando cominciano ad eserci troppi ostacoli, riprendendoli sul dritto. Il ritmo si fa veramente pesante. con il gruppo si crea Massa Critica: non esistono stop o semafori, ci si impone agli incroci fermando le auto, il percorso tra le macchine in colonna invece è sempre il più veloce, a volte si sfora nell'altra carreggiata contromano o passando per pochi centimetri tra due auto che stringono.

Ci perdiamo un attimo perchè non conosciamo bene la zona e tirar fuori la cartina significa perdere tempo: andiamo di orientiring spinto e ci infiliamo in un senso vietato a tutta birra occupando tutta la carreggiata: le auto devono fermarsi per forza. "Per fortuna che ho il casco" penso...

facciamo così due check-point, in uno ci regalano una maglietta, al secondo invece entriamo dentro Ciclistica dove ci attende un teatrino fantastico*: tutto buio eccetto uno strobo, loschi figuri in passamontagna ci prendono allegramente a mazzate (penso che fossero camere d'aria o gomme, ma non ne sono sicuro!) urlando, impedendoci di arrivare al banchetto in fondo alla stanza dove ottenere il timbro "BELLALI'" sul foglio di gara. usciti ci inveiscono contro di muovere le chiappe che stiamo partecipando ad una gara!

*(nel video ufficiale compariamo tutti noi, da notare l'arrivo in botta, il mio arrivo invece loffio seguito da un fiondarmi dentro bello baldanzoso ignaro delle mazzate, Nephasto che esce e poi rientra perchè non ha timbrato e Lorenzo che continua a prenderle anche fuori)

riaprtiamo ancora ridendo e decidiamo di spararci una tirata verso uno dei check-point fuori milano: 20 punti, se facciamo quei 15 km andata e ritorno poi possiamo direttamente tornare al Mexico, anche se non pè propiamente una passeggiata.

E qui il fattaccio: rimango di nuovo indietro e mi tocca fermarmi. Perdo gli altri definitivamente... Comincia a piovere, non conosco per nulla la zona e vengo preso da uno sconforto epocale. Ritrovo la strada per Cadorna e li sento per telefono: sono in Ticinese, hanno fatto un altro check. Mi aspettano lì. Riparto poco convinto: la via è un casino infernale, non si riesce a zigzagare quanto sono strette le macchine e i marciapiedi pieni di gente. Però...

...Vedo sfilare un fissato come un razzo sulla linea di mezzeria, mi vede e mi urla un saluto di incitamento: riprendo forze e sopratutto morale! Circonvallazione e mi ritrovo in Ticinese: gli altri mi aspettano a Famagosta... ma anche loro si sono sfaldati, cambio di percorso.

cacchio ho saltato il check... torno indietro e, materialmente, vengo fermato e accompaganato al timbro dai ragazzi dello staff. Mi devono aver visto male, mi chiedono quante tappe ho fatto e mi salutano dicendo di non mollare. Mi sparo verso porta Genova, arrivo al mercato, costeggio il naviglio (maledicendo a più riprese ed alta voce pavè, traffico, pioggia e tram) e prendo il cavalcavia della circonvalla, ritrovando Giorgio e Nephasto a San Gottardo. Gli altri dispersi per motivi tecnici. Loro hanno fatto Famagosta e San Gottardo, la prima impossibile per me perchè troppo lontana, la seconda la salto perchè per timbrare bisogna fare un giro dell'oca.

A malincuore riparto e ci infiliamo in velocità nella preferenziale della circonvalla. Ritorniamo a Porta Genova per timbrare e decidiamo di puntare verso Garibaldi. La strada è adrenalinica per via del pavè infido e di un traffico che sembra aumentare sempre di più. In più sono tutto completamente fradicio, le gambe cominciano a farsi pesanti ed è calato il buio. All'altezza della Cattolica ci rendiamo conto che si sarebbe usciti fuori tempo e decidiamo di tornare indietro e puntare direttamente al traguardo.

Ripasso per la 4 (o 5?) volta per Sant'Ambrogio e lungo la strada, ad ogni incrocio, altri fissati stanchi si uniscono a noi chiedendoci se stiamo andando al Mexico. Veniamo anche raggiunti da un gruppo ancora affiatato e veloce che ridà fiato ai superstiti, e così il serpentone si snoda fino a via Savona. Imboccata penso che è vero, l'ho finita, ce l'ho fatta! Mi fermo tipo ghiacciolo e mi metto in fila per registrare il mio arrivo allo stand davanti al cinema. Consegno, ce l'ho fatta davvero! Certo, pochi check e pochi punti, ma ci sono riuscito penso più che digntosamente considerando la mole della alleycat, e sopratutto il fatto che era la prima!

lego la bici, attendo che diano l'orario della premiazione e poi con Giorgio ci avviamo verso dei nostri amici in zona: piove a dirotto e la stanchezza, unita alla tensione che si libera, pietrifica le ginocchia. Arriviamo zuppi come non mai, finalmente caldo, birrra e una bella sigaretta.

Ci asciughiamo alla meglio e alle 19.30 ripartiamo per la premiazione al Mexico. Il nostro (Dream) Team porta a casa un premio! Lorenzo ha vinto come "the last fuckin' one" (perchè è arrivato filo filo alla chiusura dell'arrivo) e porta a casa una maglietta e una cena per due. ghiottissimi tutti i premi della classifica generale dei migliori 9, delle ragazze e degli out of town. premio per tutti invece l'ingreso gratis alla festa della sera.

c'è poco da dire, divertentissima, dura(ma non impossibile: hanno concluso in 100 su 112 partecipanti), folle, adrenalinica. Queste sono le prime parole che mi vengono in mente, anche se, realmente, è tutto il contesto, lo spirito, la gente e l'organizzazione che hanno reso memorabile questa giornata!

foto (in aggiornamento):

flickr di ibcbulk
diedlastnight.com (notare come io e Nephasto apriamo l'album di foto!!!)
flickr di j001
flickr di Heckto

La prima alleycat...

sono quasi le 5 del mattino, dopo una giornata intensissima e.. fantastica! Voglio assolutamente buttare giù a caldo una serie di pensieri che mi frullano in ordine sparso per la testa adesso che sono tornato a casa, tanto poi seguirà un post dove racconterò bene tutto.

Adesso voglio semplicemente rispondere ad una domanda:

Cos'è una alleycat come la I love Milano per chi ne affronta una per la prima volta?

è correre sotto la pioggia come dei pazzi in mezzo ad una Milano intasata dal traffico di auto e pedoni del sabato pomeriggio

è sentirsi gelare, bagnati fino alle ossa, sopratutto quando viene buio

è il clima di festa di più di 100 persone in bici in una piazza, ognuno diverso dall'altro: dal supertecnico a quello con i calzettoni di lana tirati fin su al ginocchio, ma tutti casinari e pronti a partire

è piombare come dei razzi nelle stazioni dei treni in bici, abbandonare le bici per terra al volo per segnare il check-point e renderti conto di sfuggita che la gente si ferma a crocchi intorno a te incuriosita

è arrivare ad una festa spettacolare in bici ed entrarci a cavallo

è fare massa critica fermando il traffico quando si attraversano gli incroci

è perdere il tuo gruppo e ritrovarti a correre da solo perdendoti in una zona che non conosci

è stendere una, due, tre cartine aperte in mezzo ad un marciapiede per pianificare il percorso, incuranti di tutto ciò che sta intorno

è arrivare al traguardo entro il tempo massimo e rendersi conto che l'hai finita

è una spoke card in mezzo ai raggi che non è un orpello di mera bellezza, bensì il ricordo di qualcosa che hai vissuto fino in fondo

è entrare in casa completamente zuppi, con due dita di acqua nello zaino e le scarpe che ne buttano fuori ad ogni passo

è correre su è giù per le scale dei ponti che attraversano i navigli con la bici in spalla

è guanti e cuffia di lana, casco, due maglioni, piumino, k-way, calze di lana con sopra sacchetti della spesa con sopra altre calze di lana, ma le pallesempre gelate per la sella bagnata

è sentire l'acqua a secchiate sulla faccia mentre corri

è cercare di non pensare più di tanto che stai facendo ziga zag tra le auto su un pavè viscido, perfettamente conscio che le tue ruote non tengono una cippa

è fare casino prima e dopo, ma essere totalmenete concetrati sull'obbiettivo durante

è infilarsi a tutta velocità nella zona pedonale urlando alla gente di fare strada

è incrociare tantissimi altri concorrenti lungo tutto il percorso

è fare il figo alla festa con le tipe tutte tirate quando ti chiedono se hai partecipato alla gara del pomeriggio

è stare alla festa in mezzo a suddette tipe tutte tirate vestito come un disperato, con la mano sinistra che tiene la bici e la destra un cuba (gelato... BRRRR)

è decidere di tornare indietro perchè non si farebbe in tempo a fare un altro check-point, il fiato comincia a mancare e si è stanchi

è un solitario supertecnicissimo che ti sfila a 300 all'ora, e che provi inutilmente a riprende mulinando come un criceto mentre lo vedi inesorabile allontanarsi all'orizzonte

è la tensione di essere concentrati al massimo perchè alla prima minchiata ti ammazzi sul serio

è fumarsi l'ultima sigaretta in una piazza del duomo deserta e magica alle 3 e mezza di notte

è sentire un gruppo di ragazzini affollati intorno alla tua bici (mentre bestemmi con la cartina strappata e bagnata in mano) che recitano in coro e sconvolti l'immancabile "ma non ha i freni!"

è le bici che compaiono man mano formando un un gruppo numeroso mentre ti avvicini al traguardo

è perdere il conto di quante volte ti si è infilata una ruota tra le rotaie senza cadere

è capire tutto d'un colpo mille cose sulla fissa e come guidarla quando si corre sul serio

è maledire il rapporto che hai montato con tutte le tue forze

è veramente lunga

è spararsi la circonvallazione all'ora di punta sapendo che manca poco tempo alla chiusura della gara

e sedersi tranquillo a casa, dopo una doccia bollente, e rendersi conto che l'indomani sarebbe duopo accendere un cero

è un'organizzazione stupenda

giovedì 27 novembre 2008

Cerchioni in legno

Il post precedente ha introdotto un discorso che mi incuriosisce non poco: i cerchioni in legno.

Partiamo però dalla bici in foto, trovata su London-fixed gear & single-speed. Bella la livrea, il manubrio, tralaltro in tinta, e le coperture in pelle con cucitura a vista. Da notare i mozzi a flangia bassa e le cinghiette che tengono i copertoncini (o tubolari? dopo approfondiamo). Uniche due note, seppur meramente estetiche: guarnitura e reggisella staccano parecchio dalla linea d'insieme...

Veniamo a noi: la bicletta in questione adotta cerchi in legno. Sto cercando materiale sulla rete, in attesa di poter chiedere maggiori info a qualcuno di persona. Riporto qui di seguito alcune considerazioni trovate in primis su Ciclistica.

Ne emerge che i cerchi in questione sono stati utilizzati a livello professionistico per determinati tipi di competizione fino a tempi abbastanza recenti.

Ad oggi in pochi li costruiscono e il prodotto finale deve comunque risultare ad opera d'arte, sia per quanto riguarda la preparazione (qualità e stagionatura del legno) che la costruzione e raggiatura. Se così non fosse tutti i pregi in utilizzo e durabilità andrebbero a farsi benedire.

La predisposizione classica è tendenzialmente per Palmer anche se è possibile trovarne sul mercato vintage predisposti per i copertoncini (vi saranno dei profili ad hoc per l'alloggiamento degli stessi).

Pregi: confortevoli, robusti, durevoli, leggeri (con palmer), estetica veramente al top. Il tutto naturalmente se costruiti come si deve.

Difetti: costosi, da scegliere con estrema cura se usati, molta attenzione in fase di montaggio e predisposizione, i freni non hanno molto grip.

martedì 25 novembre 2008

Austro Daimler Inter 10

Bighellonando sul uòrduàiduèb ho trovato questa conversione su velospace. La base di partenza è una Austro Daimler che, se prima era relmente nelle condizioni della foto segnata come "before", io l'avrei lasciata in sacrosanta pace.

Invece, fortunatamente, nè è venuta fuori una conversione molto elegante che sottolinea adeguatamente geometrie e linee del telaio.

Belle le scelte cromatiche finali, il manubrio e, tocco di classe, il campanello. Dei cerchi in legno l'avrebbero resa definitivamente immortale ;)

Morgana

Ci tengo a segnalare Morgana, la fissa di JOANFRAN. Un po' perchè mi piace come è venuta, un po' perchè ho potuto seguire la sua costruzione fin dall'inizio tramite il suo blog biciclettas blues (che all'incirca è partito insieme al mio), un po' perchè questa foto spacca di brutto e può risollevare la qualità media degli scatti fatti da me e pubblicati tra queste pagine!

Si tratta della sua prima fixie e a mio avviso il risultato non è niente male. Rimando ogni descrizione alle parole dello stesso JOANFRAN e al suo blog, sperando prima o poi di poterci correre insieme!

lunedì 24 novembre 2008

Jolie Rouge (versione 3.6)


Eccoci qui: siamo ad una nuova versione di Jolie Rouge! ok, le foto fanno schifo come al solito.. allla fine ho deciso di rifarle di nuovo nello stesso posto e alle stesse angolazioni per mostrare meglio le differenze con la precedente versione ;)

Questo giro gli upgrade sono significativi, perchè la bici ne esce fuori con importanti modifiche sia estetiche che tecniche.

Riassumo qui di seguito tutte le novità in maniera sistematica, riprendendo anche quanto preannunciato nei post precedenti:

- reparto ruote: sui vecchi cerchi in alluminio ho montato dei mozzi da corsa vintage a flangia alta, raggiando in terza il posteriore e radiale l'anteriore. Viste le condizioni ormai limite dei copertoncini ne ho presi di nuovi, questa volta 23 mm. questo fondamentalmente per due motivi: ovviare la maggior rigidità delle "nuove" ruote (la differenza, sopratutto nell'anteriore, ora si sente veramente molto); secondariamente mi sono reso conto che i cerchi in questione, visto che sono abbastanza larghi, non rendevano bene con i 19 mm, creando qualche problema in curva e a basse velocità. visto che i 19 mm però sono ottimi quando si tira (in particolar modo su un buon manto stradale), adotterò sicuramente di nuovo questa soluzione il momento stesso in cui cambierò i cerchi con un modello più stretto (e magari anche con profilo medio/alto). Sto guardando con interesse alcuni modelli Ambrosio, che non costano follie e più di qualcuno mi ha detto di trovarsi bene. Comunque se ne riparla più in là!

- reparto trasmissione: ho montato una catena Miche Pista. 2 invece i pignoni: un 22 e un 18. nel primo caso il rapporto 52/22 sviluppa 63,8" con un range di skid niente male. E' senza dubbio divertente, reattivo e comodo in città. lo terrò senzaltro come pignone da passeggio ad uso quotidiano, ottimo anche per farsi le gambe, raffinare bene la tecnica di skid e surplace. il rapporto 52/18 invece sviluppa 78,0": più duro ma non spaccagambe, indispensabile per avere la bici più veloce in assetto da pedalate lunghe. al momento la bici è montata così per l'alleycat. con questi due rapporti mi trovo bene, e preferisco non cercare per ora la via di mezzo montando di volta in volta ciò che mi serve, anche se ne viene sacrificata la funzionalità. la soluzione migliore infatti sarebbe un mozzo posteriore flip-flop, ma per ora siamo fuori budget e se ne riparla, insieme ai cerchioni, più avanti.

- reparto sella: tornato a casa Michele mi ha rifornito di qualche pezzo molto interessante (tra cui un telaio su cui mi dedicherò a breve), tirando fuori da una cesta piena selle una San Marco Laser che ho immediatamente montato su un reggisella Stronglight. E' dura, stretta, vissuta e, secondo me, bellissima! Ci stavo pensando già da un po' a cambiare la posizione di guida e dai primi giri la resa ora mi sembra nettamente migliorata: più alto sui pedali, meno ingombro tra le cosce, assetto generale più comodo quando sono piegato sulla parte bassa del manubrio. è invece da cambiare il bloccaggio del reggisella al telaio, visto che quello attuale non va per nulla bene.

un'ultima considerazione prima di elencare in breve i dati della bici: ho recuperato una pipa manubrio da corsa e, visto che al momento a parte il manubrio ho praticamente cambiato tutti i pezzi che avevo smontato da Gauge per mettere su strada questa bici da subito, è molto probabile che la rimonterò a breve, tralaltro cercando, questa volta, di assecondare la sua indole da bici da passeggio. sto infatti solleticando l'idea di un manubrio bello comodo e parafango posteriore!

Telaio: Ganna
Verniciatura: ferro lasciato nudo senza protezione
Cerchi: Maccari da 28 in alluminio
Mozzi: corsa vintage a flangia alta
Guarnitura/pedivelle: corsa vintage 52 denti a chiavelle
Movimento centrale: calotte + gabbiette cuscinetti + perno da 140 mm per chiavelle
Pignone: 18 denti x 1/8" filettato; 22 denti x 1/8" filettato
Catena: Miche Pista
Reggisella: Stronglight
Sella: San Marco Laser

mercoledì 19 novembre 2008

I love Milano #2

Beh tutti i blog ne parlano e i fissati sono in fibrillazione, trepidanti per l'attesa e per il ghiotto montepremi.

Insomma mi par logico che qualche riflessione la faccia pure io, visto che sto bramando questo evento da parecchio: al Lord of The Cog sono arrivato, la domenica, con la fissa appena finita di assemblare, ancora tutta traballante e approssimativa.

Adesso giunto il momento però di partecipare, visto che la mia nuova fissa è... tutta traballante e approssimativa come la prima!

A parte gli scherzi, non vedo l'ora che arrivi la prossima settimana. Innanzitutto per la gente, il contesto, il clima di allegria, ma anche per provare finalmente com'è viverla da dentro un'alleycat!

L'obbiettivo è divertirmi e sopratutto arrivare in fondo: si preannuncia lunga e spero che la bici tenga su questo banco di prova molto interessante.

Si sta parlando ultimamente con Nephasto e l'amico Giorgio di organizzare un mini-team di fissati allo sbaraglio, in modo da fare gruppetto per orientarsi meglio in giro per la città.

Inzomma, sabato comincia il conto alla rovescia!

It's like riding through the mud on smooth pavement

Ho trovato la citazione che da il titolo a questo post in rete. Si parlava di questa bici:

vi rimando quindi alla pagina originale del blog The One Speed Biker per altre foto e sopratutto per la descrizione completa di questa conversione, che trovo molto bella e interessante.

Tornando alla citazione, si trovano ad un certo punto queste parole:

"My first ride on these tires show this bike to be a pig. That's right, at only 63 gear inches (52/22) it's like riding through the mud on smooth pavement. Of course, that doesn't really matter, it's all about the joy of riding it."


Ordunque si parla del famigerato rapporto 52/22. Ho raggiato le ruote con i nuovi mozzi (anteriore radiale, posteriore in terza) e montato il pignone da 22. Al primo test su strada serio mi sono venute in mente proprio le parole appena citate: è un rapporto folle! C'è da dire che per prendere velocità bisogna frullare le zampette non poco, tipo criceto sulla ruota, però la bici è divertentissima: un'orgia di skid e surplace! tantissima ripresa, estremamente maneggevole anche nelle manovre strette e repentine.

Le gambe in realtà non si stancano, perchè comunque il dispendio richiesto per gli allunghi viene compensato da una più generale morbidezza in pedalata, tralaltro più rilassata per via di un maggior senso di sicurezza che da il fatto di poter skiddare molto facilmente.

Vediamo adesso come si comporta nella quotidianità. Certo è che devo un po' cambiare il mio stile di guida: prima basavo tutto esclusivamente sulla decelarazione, che tralaltro era molto potente e quindi mi permetteva di risparmiare energie, lasciando a skid di prepotenza solo le frenate di emergenza; adesso la decelerazione è meno precisa, però è aumentata a dismisura la governabilità e la possibilità di frenare a piacimento.

ps: a breve le foto dell'upgrade!

martedì 18 novembre 2008

Bike porn + considerazioni

Ecco una foto trovata qui che mi ha colpito parecchio:

Si può ben capire dai dettagli che questa è la classica fissa che piace a me! Ha molti particolari su cui un buon 90% dei fissati storcerebbe il naso (e da un punto di vista tecnico bisogna dargli ragione...), ma al cuor non si comanda, quindi nonostante tutto non riesco a non fami rapire dall'effetto d'insieme dirompente che ne scaturisce.

Una (prima-si desume dalla didascalia) conversione politically-scorrect a partire da un telaio dalle geometrie allungate; rapporto spacca-gambe infiniiiiito, chiavelle, catena lasca, pipa corta, piega nuda con freno alla francese, tappi di sughero (o legno?), sella (e sopratutto sua posizione) stu-penda : tra sacro e profano, virtù e ignoranza ciclistica (intesa nel senso "folk" del termine), correndo a perdifiato sulla mediana che divide (auto) consapevolezza e pura spontaneità.

In definitiva: spettacolare.

Il mio ideale romantico di "prima fissa ben realizzata" è proprio questo: non la ricerca dell'assoluto relativo, ovvero la pura realizzazione di qualcosa che segua il canone di una perfezione tecnico-stilistica inquadrabile in una serie di schemi e metri d misura ripetibili, bensì l'emozione dell'assoluto in sé e per sé, scevro da ogni dogma e libero di essere interpretato ed interpretarsi.

Per la ricerca di una coerenza funzionale c'è sempre tempo e dovrebbe essere comunque un percorso di crescita teso alla ricerca della perfezione (per questo si pensa alla leggerezza, alla durabilità, alle prestazione), ma la bellezza infinita dell'estro, dell'unire coerentemente in un risultato armonioso più cose che nulla hanno a che vedere l'una con l'altra, dell'errore grossolano vicino alla raffinatezza sono elementi che dovrebbero comunque sopravvivere, e non venir castrati da uno sdegnoso e sprezzante tenocraticismo, che null'altro fa se non scoraggiare e mortificare, spesso, piccole soddisfazioni e traguardi che chi è all'inizio riesce a togliersi/raggiungere.

Da ultimo degli ultimi rimango convinto sempre di più dell'affermazione che la fissa non è nulla di più che una bici qualsiasi che monta un pignone fisso.

Il restante 99,9% della fissa è semplicemente (?) chi la cavalca.

lunedì 17 novembre 2008

Calcolacalcolacalcolacalcola....

matita sull'orecchio, calcolatrice alla mano, block notes, lingua all'angolo della bocca e sguardo assorto... Redazione di un bilancio? Dichiarazione dei redditi?

No! Calcolo della misura dei raggi!

Spero vivamente di aver preso tutte le misure giuste... ;P

ps: microtest 52/22, giusto 4 pedalate in assetto provvisorio (ho rimontato le vecchie ruote visto che quelle ufficiali sono smontate) per vedere se funziona: stranissimo, stranerrimo.... sembra tutta un'altra bici!

domenica 16 novembre 2008

Spesa al Mercato

Novegro si attendeva già da un po'. Alla fine fine è stato un bel giretto, molto tranquillo e senza foga di acquistare. Ottimo incipit perchè invece ho trovato un paio di cose molto interessanti: un paio di mozzi a flangia alta e, udite udite, un pignone fisso da 22 denti, il tutto per la cifra comlpessiva di 30 neuri!

Adesso pian piano pulirò e luciderò bene i mozzi, che prenderanno il posto degli attuali (molto probabilmente raggiando radiale davanti e in terza o quarta dietro), poi sono curiosissimo di provare su strada la combinazione 52/22 (che sviluppa 63,8", quindi un vero e proprio giocattolo). Seppur preferisca una pedalata più duretta mi intrippa proprio l'idea di vedere come si comporterà la bici.

Sperimentare sopra ogni altra cosa.

Foto e aggiornamenti a breve

sabato 15 novembre 2008

Rugggine

complice la pioggia degli ultimi tempi, su tutto il mio ferro urbano sta facendo la sua comparsa un leggero strato di ruggine.

Mi piace.

domenica 9 novembre 2008

Jolie Rouge (versione 2.1)

Eccoci qua dunque: la bici funziona perfettamente. Adesso che ho registrato bene mozzi, movimento centrale, sterzo, campanato e allineato la catena come si deve risulta estremamente stabile, veloce e silenziosissima.

I prossimi lavori saranno semplicemente degli upgrade per consolidare ulteriormente la bici: mozzo posteriore pista, pignone più grande, catena, copertoncini e camere d'aria nuovi (sempre da 19).

Alcune considerazioni: la guarnitura rimarrà questa. Lo so è un 52. Sì, è a chiavella. Però 1) questo è quello che passa il convento 2) questa soluzione mi permette di smontare tutto velocemente per la manutenzione senza l'estrattore 3) mi piace questa guarnitura.

Il 52/15 - spaccagambe è, per ora, una soluzione momentanea in attesa di comprare i componenti. certo per girare in città servirebbe qualcosa di un po' meno estremo, ma ne sto apprezzando moltissimo la cadenza sui percorsi lunghi e veloci. Mai avuto problemai di sorta a frenare, fermarmi, rallentare. E' duro, durissimo, ma non impossibile.

Devo ancora capire cosa mettere dietro. Il 18 non mi dispiace, sto facendo alcune prove e mi trovo bene. Soluzioni a maggiore dentatura sono quasi impossibili da trovare...

Sono inoltre contentissimo di aver tolto la verniciatura. la bici così ha molto più carattere e mi piace di brutto: è proprio un pezzo di ferro!

venerdì 7 novembre 2008

Upgrade #2: movimento centrale/vernice

Ho schiavellato di nuovo, questa volta con danni.

Ho smontato il movimento centrale per cambiare cuscinetti (quelli che avevo su erano trovati al volo in ciclofficina e non erano in buono stato...). Gli eventi sono precipitati: la chiavella sinistra era incastrata male, ma teneva, quella destra mi ha fatto dannare: lima, martellate, imprecazioni. La guarnitura non ne voleva proprio sapere di tornare al suo posto.

Di tutta risposta ho avuto in regalo l'ennesimo incrocio tirato dritto: si è spaccata la chiavella destra di colpo e mi sono trovato come un fesso con entrambi i piedi ingabbiettati paralleli al suolo. Meno male che era verde, l'unico problema era aspettare di fermarmi con calma senza ammazzarmi con pavè + rotaie + bagnato.

Sono tornato a casa a piedi e meno male che ho fatto un bel pezzo di strada chiacchierando con un signore che, incuriosito dalla mia bici, mi ha raccontato della sua passione per le BDC vintage.

Almeno ho sbollito la rabbia.

Smontando il movimento centrale ho pure scoperto che il perno si era leggermente piegato. Ho comunque preso in mano la situazione: nuovo perno, leggermente più largo, nuova calotta e pedivella sinistra, chiavelle che finalmente entrano come si deve. La bici ora gira come un fusetto, non dico perfetta ma quasi. Sembra tutto solido al punto giusto, e la critical mass mi ha dato ragione: nessun problema anche tirando.

Visto che c'ero ho anche rimosso la vernice, che mi srava facendo andare fuori di melone.

Adesso la bici è tornata grezza, che più grezza non si può.

Grezza e funzionante.

Scene di vita quotidiana

Jolie Rouge (nella sua ultimissima versione) e la Gloria di Nephasto in "garage" per la messa a punto: ovvero in salotto.

Il terzo coinquilino chiede se può pagare di meno di affitto visto che non ha una fissa e quindi non può utilzzare il "garage" in casa ;)

Gloria

Ooooooooh, finalmente! Ecco l'intramontabile Gloria, fissa storica del mio coinquilino, il buon vecchio Nephasto. Con la scusa di un giro di manutenzione + cambio manubrio finalmente riesco a pubblicarla sul blog!

domenica 2 novembre 2008

Upgrade #1: nuove ruote

Soddisfatto? Abbastanza.

Il tempo sembra essere sempre troppo poco, comunque ho finalmente cambiato le ruote sulla nuova fissa. Il nuovo assetto è per me una novità: cerchi in alluminio e copertoncini da 19.

Volevo montare 23, ma alla fine ho assecondato la "storia" delle ruote: originariamente, quando le ho prese in consegna, montavano copertoncini Vittoria da 19, decisamente massacrati. Avendone trovati di uguali in ciclofficina (stesso modello), usati ma con il battistrada in buono stato non ci ho pensato due volte.

Pensavo peggio in termini di compfort: la bici ora è molto, molto più rigida, anche se l'incrocio in terza dei raggi allevia un po'. Non mi dispiace però: sembra filare molto bene, anche se devo abituarmi a questo nuovo assetto.

Pignone e ghiera di fissaggio sono entrati belli comodi nel nuovo mozzo posteriore, decisamente meglio rispetto al precedente che aveva una filettatura esigua (tantè che la ghiera mi ha abbandonato ad un certo punto...).

Ho avuto invece di nuovo bei problemi a ritrovare l'allineamento della catena: sembra che questa bici non ne voglia propio sapere di accomodarsi facilmente alla pedalata!

Comunque diciamo che in linea di massima ci siamo. A questo punto, finalmente circolante con l' assetto definitivo, vorrei semplicemente lavorare sui particolari: cambiare i cuscinetti della serie sterzo, quelli del movimento centrale e montare calotte nuove. Inoltre devo assolutamente cambiare la chiavella della pedivella sinistra. Tutte cose che posso fare con calma pian piano.

Ho anche dato una prima campanata per raddrizzare la situazione ruote, ma ho dovuto farlo in fretta e furia per mancanza di tempo, quindi dovrò sicuramente ripassare entrambe. A proposito: vorrei costruirmi un centraruote con una vecchia forcella, per fare questo lavoro a casa in tranquillità.

Le vere note dolenti vengono, invece, sempre dal reparto verniciatura: dopo pochi giorni di utilizzo, parcheggio e manutenzione sono comparsi numerosi segni e ammaccature, molte di più rispetto allo spray. Il colmo è stato tirare giù la fissa dal reggibici in ciclofficina: la vernice completamente scrostata, tant'è che con sacrosanta pazienza ho ritoccato (o meglio: il cambrone ho dovuto proprio ripassarlo tutto).

Vediamo come evolve: se è davvero così delicata tanto vale veramente riportare il telaio a nudo e ogni tanto carteggiare... Il tempo mi dirà quale delle due soluzioni è quella che richiede meno manutenzione.