martedì 23 settembre 2008

Perchè?

Mi viene chiesto spesso: "perchè una fissa?". In realtà la domanda non è esattamente questa. Ho traslato semplicemente il senso contenuto in tutta una serie di domande che mi vengono fatte da più persone, per arrivare a ripropormela da solo.

Insomma, fatti una domanda e dai una risposta.

Il perchè non sta in una moda. Mi viene detto da più parti: "oh no, un'altro... sta diventando una cosa sempre più inflazionata questa...". Da un certo punto di vista è vero, è un interesse che cresce e ne vedo sempre di più in giro: vere, finte, autocostruite, comprate, etc.

Nel mio caso credo che si tratti di un percorso. Niente di filosofico o zen, semplicemente c'è un principio seguito un evento scatenante, una scintilla. In mezzo il semplice crescere come un ragazzo qualsiasi.

Il principio sta nell'infanzia e nell'adolescenza: la bici mi ha sempre accompagnato. Quando ero piccolo non c'erano il pc o i viedeogiochi (si vabbè c'erano ma avevano un'altro peso), e le sigle dei cartoni animati spaccavano di brutto. Si stava ben poco a casa, giusto il tempo, cronometrato per fare i compiti. Poi, che fosse estate o inverno, ci si lanciava fuori con gli amici a giocare. Bastavano poche cose recuperate da un garage o una soffitta e si inventavano giochi infiniti: tutta fantasia, allo stato puro.

La bici era un oggetto indispensabile, un punto di arrivo, a volte uno status. Con la bici si partiva insieme per andare al parchetto, si facevano le gare sgommando sulla ghiaia. Di nascosto dai genitori si facevano le peggio cose e ogni volta bisognava giustificare un ginocchio sbucciato o le braghe sporche.

Status perchè si sboronava, e non poco: ogni nuovo gadget, che fossero i catarifrangenti, un adesivo figo o il contachilometri, era motivo di orgoglio per se stessi e invidia per gli amici.

Punto di arrivo perchè le auto erano lontassime, le moto lontane, invece la bici era qualcosa che potevi utilizzare, vivere, e quindi sbavavi di fronte alle vetrine o quando ne vedevi una da corsa. Era il ragalo più bello che si potesse desiderare: una bici nuova fiammante!

Ancora ricordo quando a natale i nonni mi regalarono la mia prima mountain bike: ero estasiato, fuori da ogni grazia. Con gli anni l'ho addobbata con tutti i gadget possibili e afuria di andarci la conoscevo perfettamante, sapevo cosa potevo ottenere da lei.

Trasferitomi a milano la metropolitana mi ha rapito e la bici è passata in secondo piano, mezzo solo per le giornate di bel tempo. Analisi errata e fatale.

Si arriva quindi al momento scatenante: nell'ultimo anno ho cominciato a riutilizzare di nuovo la bici con una certa frequenza, perchè il movimento è essenziale per i miei problemi di salute. Poi questa estate la scintilla: costretto per lavoro a rimanere inscatolato in auto, sotto il sole in giacca e cravatta, mi sono sentito male. Non parlo solo di malessere psicologico, ma proprio fisico. Mi mancava l'aria, mi sentivo intrappolato. Ho pian piano cominciato ad odiare quei km che ogni giorno dovevo fare nel traffico. Non era una scelta: ero obbligato ad usare la macchina, mi pareva di essere la cavia nel percorso predisposto dallo scienziato. Anche i mezzi pubblici hanno cominciato a darmi un senso di claustrofobia: la gente ammassata nel caldo, sottostare ad un orario e non poter prendere a partire quando ti pare...

Tornato a fine agosto, quindi, ho deciso di cambiare qualcosa. Adesso va meglio, molto meglio.

Cerco di muovermi solo in bici. L'auto sta cominciando ad essere un mezzo residuale, da utilizzare solo quando serve.

Ho a lungo osservato gli altri costruirsi le proprie bici. Ora lo faccio con più attenzione, cercando di imparare. E sto pian piano imparando cose nuove.

Dedico parte del tempo libero a costruirmi il mio mezzo, come lo voglio io, per me e come serve a me. Questo mi permette di perdermi nei miei pensieri e non lobotomizzarmi con cose inutili che mettono in stand-by il cervello.

Rimane l'ultimo step: perchè una fissa? la risposta è alla fine un sunto di tutto quanto ho appena detto. Da un lato l'esigenza di muovermi in un certo modo. Posso parafrasare quanto viene detto su molti blog in giro, perchè cosa vera: mi piace lo sforzo continuo, l'attenzione che devi porre guidando. Non sei più un utente della strada inconsapevole: qualsiasi spostamento è ragionato, attento, e ti porta a notare mille piccoli particolari che possono riguardare te, il tuo mezzo e la strada che devi percorrere. Di conseguenza la guida è molto più divertente, nervosa, efficace. Ogni spostamento diventa qualcosa di speciale nel suo piccolo, qualcosa che ti da soddisfazione.

Poi c'è un lato meramente pratico: è una bici semplice. Poche cose, quelle essenziali per funzionare. Quello che voglio è imparare a metter le mani su questi componenti, saperli gestire, montare, mantenere efficienti. Mi serve un mezzo che non sia dispersivo, perchè lo sono già io di natura. Un mezzo semplice può in realtà essere molto complesso. L'attenzione quindi è tutta su poche cose e su come l'interazione di ciascuna di esse con le altre possa portare a differenti risultati. Forse nella mia vita è arrivato il momento di focalizzarmi su poche cose ma bene, lasciando l'estrema poliedricità degli anni appena trascorsi.

Anche questo è un percorso, che ho appena cominciato.

Anzi, forse è lo stesso percorso di cui parlavo prima, che si è evoluto in una certa maniera a causa di determinate esigenze.

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